Visualizzazione post con etichetta Poesia. Mostra tutti i post
Visualizzazione post con etichetta Poesia. Mostra tutti i post

mercoledì 15 luglio 2009

Il tuo sorriso





Ho fame della tua bocca, della tua voce, del tuoi capelli

e vado per le strade senza nutrirmi, silenzioso..

negami il pane, l'aria, la luce, la primavera, ma il tuo sorriso mai,

perchè io ne morrei


(P.Neruda)


mercoledì 23 gennaio 2008

Considero valore

Qualche mese fa ho assistito ad un concerto di Gian Maria Testa dedicato al tema delle migrazioni moderne: una riflessione poetica, aperta e senza demagogia sugli enormi movimenti di popoli che attraversano questi nostri anni.
In quell'occasione si è esibito sul palco anche lo scrittore, giornalista e poeta Erri De Luca che ha accompagnato il cantautore piemontese contribuendo a creare una "piacevole magia" di musica e parole.
Tra le tante cose cho ho "scoperto" in quell'occasione ho apprezzato in particolar modo alcuni versi scritti dallo stesso Erri De Luca. Poche parole che rendono l'idea...


Valore,
di Erri De Luca

Considero valore ogni forma di vita, la neve, la fragola, la mosca.

Considero valore il regno minerale, l'assemblea delle stelle.

Considero valore il vino finche' dura il pasto, un sorriso involontario, la stanchezza di chi non si e' risparmiato, due vecchi che si amano.

Considero valore quello che domani non varra' piu' niente e quello che oggi vale ancora poco.

Considero valore tutte le ferite.

Considero valore risparmiare acqua, riparare un paio di scarpe, tacere in tempo, accorrere a un grido, chiedere permesso prima di sedersi,
provare gratitudine senza ricordare di che .

Considero valore sapere in una stanza dov'e' il nord, qual'e' il nome del vento che sta asciugando il bucato.

Considero valore il viaggio del vagabondo, la clausura della monaca,
la pazienza del condannato, qualunque colpa sia.

Considero valore l'uso del verbo amare e l'ipotesi che esista un creatore.

Molti di questi valori non ho conosciuto.




giovedì 29 novembre 2007

L'autunno

Domenica scorsa, dopo un buon sonno riposante e una colazione sostanziosa, l'ultima prima dei tre giorni della settimana pre-maratona dedicati allo scarico di zuccheri (più faticosi di un lunghissimo!), mi sono guardato in Tv la maratona di Firenze: bella gara, non c'è che dire, anche se alla fine Caimmi e Di Cecco a forza di gareggiare uno contro l'altro hanno finito per penalizzarsi a vicenda. E poi via a correre intorno a Ferrara, classico giro esterno delle mura (poco meno di 11km) per l'ultimo allenamento ad andatura sostenuta prima di Milano: doveva essere una corsa media, cioè a 4'45'' al km, ma l'ho fatta diventare una corsa alternata, un km a 4'30'' e uno a 5', cioè il ritmo maratona (auspicato). Sensazioni contrastanti: muscoli ok ma un pò più di fatica del previsto.
Comunque ho rivissuto un pò le sensazioni di quando in gioventù, cioè nella mia gioventù precedente, dopo le tappe del tour de France o del giro d'Italia, partivo con la mia Bianchi (montain bike) a scalare le vette dei colli euganei: dalla teoria alla pratica, studiavo i campioni in tv e subito dopo mettevo in pratica! Ora si va a piedi, niente bici (anche perchè a Ferrara di vette da scalare non ce n'è nemmeno l'ombra), al posto di Pantani Caimmi e Di Cecco ma va bene lo stesso. L'importante è fare sport all'aria aperta, col cielo sopra di te e la natura intorno. Il verde dell'erba davvero mi dà sensazioni uniche. Certo non è come "guidare a fari spenti nella notte per vedere se poi è così difficile morire" ma sono comunque emozioni e dallo sport mi piace avere anche questo.
Tra l'altro, allergia da polline a parte, la primavera è forse la stagione che preferisco perchè quella in cui il verde smeraldo dei prati e dei boschi del nord italia si manifesta più rigoglioso che mai ma anche l'autunno ha il suo fascino. I colori dell'autunno sposati alla bellezza delle mura medievali di Ferrara sono davvero uno splendore e quando riesco a correre lungo il sentiero sterrato che circonda la città alla luce del giorno, cosa che purtroppo capita solo il sabato o la domenica mattina causa lavoro, mi godo lo spettacolo come se si trattasse di un'opera d'arte proveniente dalla mano di un artista ispirato.


D'altro canto l'autunno un pò crea malinconia, con le sue giornate corte, il cielo spesso grigio, la temperatura che scende e forse anche per questo mi piace. Forse sono strano ma in effetti la mia poesia preferita, e l'unica che la mia memoria poco spaziosa non abbia rimosso almeno in parte, non è proprio che sprizzi allegria. Si tratta della classica "Novembre" di Giovanni Pascoli, che ovviamente non posso non citare in questo blog, essendo, oltre che la mia preferita, l'unica che riesco a ricordare (Ungaretti escluso ovviamente):

Gemmea l'aria, il sole così chiaro
che tu ricerchi gli albicocchi in fiore,
e del prunalbo l'odorino amaro
senti nel cuore...

Ma secco è il pruno, e le stecchite piante
di nere trame segnano il sereno,
e vuoto il cielo, e cavo al piè sonante
sembra il terreno.

Silenzio, intorno: solo, alle ventate,
odi lontano, da giardini ed orti,
di foglie un cader fragile. E' l'estate,
fredda, dei morti.